CINQUE SECONDI

un film di Paolo Virzì

(ITA/ 2025 / Commedia/ 105′)

 

Venerdi 19 Dicembre, ore 15.30 – 21.00 BIGLIETTI

Sabato 20 Dicembre, ore 21.00 BIGLIETTI

Domenica 21 Dicembre, ore 16.00 BIGLIETTI


Trama

Cinque Secondi, il film diretto da Paolo Virzì, ha per protagonista Adriano Sereni (Valerio Mastandrea), un uomo burbero e solitario che vive nelle stalle ristrutturate di Villa Guelfi, un’antica dimora in rovina e quasi dimenticata. La sua vita è monotona, trascorsa tra il fumo del suo sigaro toscano e l’indifferenza verso il mondo che lo circonda, segnata da gesti ripetuti e giorni senza novità.
Un giorno, scopre che la villa vicina è stata occupata da una comunità di giovani studenti e neolaureati, che si dedicano con energia e ostinazione a riportare in vita la campagna e i vigneti abbandonati. L’arrivo di questi intrusi lo infastidisce, e non tarda a pensare di cacciarli via con ogni mezzo. Ma fra quei ragazzi c’è Matilde (Galatea Bellugi), la nipote dell’ultimo conte Guelfi, che è cresciuta in quel luogo e ha lavorato con il nonno nei vigneti, imparando la pazienza della terra e la sua durezza. Matilde è curiosa di Adriano e del suo passato, inizia a osservarlo con attenzione, chiedendosi perché un uomo come lui viva lì da solo e rifiuti ogni forma di socialità, quasi difendendo un segreto.
Con l’arrivo della primavera, e poi dell’estate, il conflitto fra Adriano e i giovani si trasforma lentamente in una convivenza forzata, che diventa inaspettatamente una vera e propria alleanza fragile e sorprendente…

 

Recensione

Nel cinema di Paolo Virzì lo svelamento delle anime e delle intenzioni effettive di ciascun personaggio sembra passare, in primo luogo, per i brani musicali e soltanto dopo per la scrittura. La scelta della colonna sonora, infatti, non appare mai casuale, e Cinque secondi, il suo diciassettesimo lungometraggio da regista, scritto con il fratello Carlo e Francesco Bruni, lo dimostra con forza. Per esempio, tra i numerosi brani (e artisti) contenuti nel film, Place To Be di Nick Drake risuona più e più volte, raccontandoci molto sugli stati d’animo del suo protagonista – l’avvocato Adriano Sereni, interpretato con efficacia da un Valerio Mastandrea nuovamente in sottrazione, seppur mai così incupito, dolente ed ermetico – ben prima che lui o altri facciano lo stesso.

Se quella di Drake è una ballata folk malinconica e gentile, dedicata a tutti coloro che, almeno una volta nella vita, si sono sentiti perduti, vulnerabili o ancora tristi e nostalgici rispetto a un tempo che è stato e che ora non è più, Cinque secondi di Virzì ne intercetta appieno il sentimento di alienazione e spaesamento, affidandosi talvolta a silenzi eloquenti, altrimenti al preciso soppesamento della parola. La quale, in un primo momento, sembra rinchiudersi in sé stessa, rinunciando a suoni e significati (grugniti e brontolii, però, non mancano), per poi deflagrare nel corso del gran finale: quello in cui i nodi irrisolti finalmente si sciolgono, seppur con crudo realismo, e le anime si rivelano per ciò che sono, tra aule di tribunale, conversazioni virtuali fino a lì inesistenti e potenziali affetti familiari curiosamente ritrovati.

Nel mezzo, il peso della solitudine, la fuga come dimensione ultima (e disperata) di salvezza, il silenzio che un po’ ottenebra e un po’ conforta, e il significato profondo di genitorialità o, più in generale, di famiglia. Nelle scuderie di un antico cascinale in Toscana, ora adibite a B&B (la muffa è dappertutto, ma poco importa), sopravvive in piena solitudine il fu avvocato di fama Adriano Sereni, il quale ogni giorno scrive amorevolmente la buonanotte (e non solo) a un ragazzo che inizialmente non ci è dato conoscere e che conduce lo spettatore a porsi numerosi interrogativi. Primo dei quali: il destinatario è morto e l’avvocato non ha ancora accettato l’ineluttabilità dell’accadimento? Così sembra. Eppure non è.

Nel frattempo, un collettivo di giovani ecologisti si sistema alla bell’e meglio nella villa sottoposta a sequestro (e in procinto di crollare), appena di fronte alle scuderie. A spezzare la solitudine di Adriano non è soltanto il caos, bensì la novità – o forse il passato, seppur in una veste differente. Il Virzì di Cinque secondi non è quello che abbiamo incontrato negli ultimi anni, bensì quello degli esordi. Distante dalla rivisitazione nostalgica e dolorosa del tempo familiare (oltreché sociale e storico) ormai andato perduto, al pari della spensieratezza e dell’innocenza proprie di La prima cosa bella, Ovosodo e Caterina va in città, toni e linguaggi di Cinque secondi sembrano comunque guardare a quegli istinti e a quell’emotività, immaginando una potenziale fuga dal dolore che è tanto fisica quanto mentale.

Oltre la società, oltre i ruoli e gli obblighi cui siamo chiamati a rispondere quotidianamente, assumendoci scomode responsabilità e così confessando colpe talvolta scomode, altrimenti tragiche e definitive. Certamente l’idillio non è mai tale, e nasce anch’esso dalla sofferenza, la quale ne incontra un’altra e poi un’altra ancora – c’è chi è uscito da dipendenze, chi da traumi affettivi, da depressione e così via – costituendo un vero e proprio nucleo familiare che, per quanto inatteso, risulta capace di osservare il perdono e così l’amore, quello vero e sconfinato.

Non è il film più solido di Paolo Virzì, eppure è vitale, sgangherato, continuamente pulsante e istintivo, grazie anche al contributo in scrittura del Francesco Bruni di Noi 4 (la cui influenza qui…) e Tutto chiede salvezza. “Sono gli ormoni”, dice ripetutamente l’avvocato Adriano Sereni. Ha proprio ragione. O forse solo in parte. Tutt’intorno, le complessità degli affetti, dei dolori e di quel gran casino che è il rapporto genitori-figli, laddove insieme all’amore inevitabilmente nascono traumi e interrogativi destinati a restare senza risposta alcuna. Poiché, come è bene considerare, è il primo giro di giostra per entrambi, e l’errore – perfino il più drammatico e amaro – va perdonato.

di Eugenio Grenna, 29 Ottobre 2025 – sentieriselvaggi.it